LA SEPARAZIONE DEI POTERI
Nel mondo moderno, dominato dalla superficialità mediatica, c’è
chi riesce a giocare magistralmente con le parole ed a far passare colossali
truffe per verità universali.
E’ sicuramente il caso del concetto di “Separazione dei
poteri”. Ogni volta che qualcuno in Italia parla della necessità di limitare il
potere dei magistrati, questi, assieme ai loro laidi sostenitori, strepitano
contro la supposta violazione del “Principio della Separazione dei Poteri” con
tanto di riferimenti alla Carta Costituzionale.
Ora, il principio della separazione nasce nella grecia
classica ed è stato recepito da tutte le Costituzioni moderne, in Italia fin
dallo Statuto Albertino; ma, attenzione, questo principio è da sempre
funzionale ad evitare che la magistratura interferisca nella politica e non
viceversa.
Del resto, tutti gli esempi storici di dispotismi hanno
dimostrato che, nelle dittature, la magistratura viene usata con scopi politici
e, mai, la politica con fini anti magistrati.
Quindi, garantire la separazione dei poteri non vuol dire
limitare il potere giuridico, ma vuole, da sempre, dire, tutelare la politica
affinchè le motivazioni giudiziarie non condizionino le regole della
democrazia.
Dire che si devono riformare le norme che regolano la
custodia cautelare vuole allora dire che si deve impedire alla magistratura di
eliminare, senza prove e senza processo, un politico scomodo con la facile
reclusione e l’ovvio sovvertimento delle regole democratiche; dire che si vuole
eliminare l’ obbligatorietà dell’azione penale, vuol dire togliere ai magistrati
la possibilità di sviluppare la loro ossessione anti-politica al di là e al di
fuori delle reali priorità nazionali; dire che si vuole la separazione delle
carriere, significa chiedere un banale requisito di parità tra accusa e difesa;
dire che si vuole la responsabilità dei magistrati, vuol dire togliere a questi
privilegiati il diritto di far del male al loro prossimo senza il rischio
minimo di pagarne le conseguenze.
Volere la riforma della giustizia, quindi, vuole proprio dire
volere la separazione dei poteri; laddove è di evidenza lampante che in Italia
è la magistratura che interviene costantemente nella vita politica senza il
minimo rispetto delle regole della democrazia mentre, anche per l’incapacità
dei politici, la politica non riesce a condizionare, seppur minimamente, l’attività
dei magistrati.
Se qualcuno avesse dei dubbi provi solo a pensare oggi quanti
magistrati hanno avuto problemi dai loro scontri con la politica e, al
contrario, quanti politi sono usciti massacrati dai loro scontri con la
magistratura.
E’ così difficile che la politica, almeno su un tema così
lampante, riesca a trovarsi d’accordo senza se e senza ma?
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