sabato 29 dicembre 2012

Che fare?

L’articolo di fondo del Corriere di oggi (Michele Ainis) è geniale nella sua semplicità e sintetizza, direi in modo perfetto, le opzioni che oggi vengono offerte agli elettori italiani. Non parla dei programmi ma dei modelli istituzionali di riferimento (del resto Ainis è un costituzionalista).
E’ evidente però che i modelli tracciati da Ainis sottintendono i programmi, perchè i modi in cui le varie forze propongono le loro legittimazioni sono le basi su cui si regge la loro proposta di Governo.
Per chi, come me, ha condiviso ed approfondito le proposte della scuola di scienza politica italiana di Mosca, Pareto, Michels e del Prof. Albertoni (incoerentemente poi sbarcato nella Lega) è evidente l’attrazione che il modello elitario di Monti può esercitare e le rivoluzione che esso rappresenta. L’ideale di un Governo di persone preparate, che non vivono di politica, e che offrono la loro esperienza di elite al Governo del paese, è la soluzione moderna a quella che Evola chiamava una Società Organica, dove i ruoli sono definiti dall’attitudine a ricoprirli. La vera sfida per questo modello non fa riferimento alle logiche della politica che conosciamo ma al reale problema (che Pareto ha mirabilmente definito) di come si definiscono le elite. Questa è la vera sfida che attende Monti: sarà capace di selezionare una vera elite? E qui la risposta sta proprio nel “chi è Mario Monti” e cioè: è un esponente di un elite moderna e capace o è il frutto di quella commistione lobbistica tra politica, magistratura, università, poteri forti, consigli di amministrazione di grandi aziende e banche, aristocrazie del denaro? E’ cioè un “uomo differenziato” (Evola) o è un semplice modo di riverniciare il vecchio affinchè l’Italia continui a riproporre quella immobilità sociale che precludendo ogni accesso dei migliori a posti organici alle loro capacità ripropone la sostanziale dominazione di elite tutt’altro che organiche?
Perchè, va detto senza esitazioni, Berlusconi, con tutti i difetti del berlusconismo, è stato comunque capace di rompere i modelli di dominazione sociale che l’Italia dei salotti buoni ha strenuamente difeso dal dopo guerra fino al 1994; ha aperto spazi nuovi di libertà e di liberismo contro i quali tutto il mondo reazionario e falsamente progressista si è scagliato, usando la magistratura come arma impropria.
Poi Berlusconi non è stato capace di difendere i principi del suo agire dall’inquinamento del partito perchè è uomo da “stato nascente” (Alberoni) e non da istituzionalizzazione, da qui il fallimento del PDL.
In questo dubbio, su chi oggi tra Monti e Berlusconi, possa davvero permettere all’Italia di essere governata dai migliori non riesco a trovare una soluzione, non riesco a vedere la realtà a 360° in modo chiaro.
Resto quindi del parere che, in assenza di risposte chiare sul “tutto” sia meglio occuparsi del “particolare” ed essendo per me prioritario, nel mio poco e nel mio piccolo, riformare il sistema giudiziario italiano (il vero reale e principale vulnus alle aspirazioni dei migliori), sosterrò il Partito Radicale, unico partito a porre questa questione al centro del dibattito politico.
Mi limito ad aggiungere che chi (come Fermare il Declino o Italia Futura) pone al centro del dibattito la giustizia civile, commette un errore enorme nel valutare le priorità; escludendo l’ Uomo (quello che paga la mala giustizia penale) dalle proprie priorità non si prepara un nuovo umanesimo, e nemmeno un paese migliore.

martedì 18 dicembre 2012

La Separazione dei Poteri


LA SEPARAZIONE DEI POTERI

Nel mondo moderno, dominato dalla superficialità mediatica, c’è chi riesce a giocare magistralmente con le parole ed a far passare colossali truffe per verità universali.
E’ sicuramente il caso del concetto di “Separazione dei poteri”. Ogni volta che qualcuno in Italia parla della necessità di limitare il potere dei magistrati, questi, assieme ai loro laidi sostenitori, strepitano contro la supposta violazione del “Principio della Separazione dei Poteri” con tanto di riferimenti alla Carta Costituzionale.
Ora, il principio della separazione nasce nella grecia classica ed è stato recepito da tutte le Costituzioni moderne, in Italia fin dallo Statuto Albertino; ma, attenzione, questo principio è da sempre funzionale ad evitare che la magistratura interferisca nella politica e non viceversa.
Del resto, tutti gli esempi storici di dispotismi hanno dimostrato che, nelle dittature, la magistratura viene usata con scopi politici e, mai, la politica con fini anti magistrati.
Quindi, garantire la separazione dei poteri non vuol dire limitare il potere giuridico, ma vuole, da sempre, dire, tutelare la politica affinchè le motivazioni giudiziarie non condizionino le regole della democrazia.
Dire che si devono riformare le norme che regolano la custodia cautelare vuole allora dire che si deve impedire alla magistratura di eliminare, senza prove e senza processo, un politico scomodo con la facile reclusione e l’ovvio sovvertimento delle regole democratiche; dire che si vuole eliminare l’ obbligatorietà dell’azione penale, vuol dire togliere ai magistrati la possibilità di sviluppare la loro ossessione anti-politica al di là e al di fuori delle reali priorità nazionali; dire che si vuole la separazione delle carriere, significa chiedere un banale requisito di parità tra accusa e difesa; dire che si vuole la responsabilità dei magistrati, vuol dire togliere a questi privilegiati il diritto di far del male al loro prossimo senza il rischio minimo di pagarne le conseguenze.
Volere la riforma della giustizia, quindi, vuole proprio dire volere la separazione dei poteri; laddove è di evidenza lampante che in Italia è la magistratura che interviene costantemente nella vita politica senza il minimo rispetto delle regole della democrazia mentre, anche per l’incapacità dei politici, la politica non riesce a condizionare, seppur minimamente, l’attività dei magistrati.
Se qualcuno avesse dei dubbi provi solo a pensare oggi quanti magistrati hanno avuto problemi dai loro scontri con la politica e, al contrario, quanti politi sono usciti massacrati dai loro scontri con la magistratura.
E’ così difficile che la politica, almeno su un tema così lampante, riesca a trovarsi d’accordo senza se e senza ma?